
“Ho visto l’imperatore, questa anima del mondo, uscire dalla città per andare in ricognizione. E’ veramente una sensazione meravigliosa vedere un simile individuo che, concentrato qui su un punto, seduto su un cavallo, si estende sul mondo e lo domina”.
Forse, caro Matteo, ambivi porti in tale scia, tu che se valessi solamente una pustola di quell’uomo seduto su un cavallo, oggi non ti ritroveresti a dover dar di conto delle malefatte agite, reiterate e condotte sino a spingerti nel fatale abbraccio di una sconfitta che, nel tuo caso, assume i foschi contorni della nemesi. Il popolo italiano ti ha infatti castigato, in sorta di compensazione divina, per l’atteggiamento fallace col quale presumevi dominarlo. Tu, fanfarone che di statura politica fai prima tacca che stacca dal suolo, bamboccione governato da megalomania, sussulti di onnipotenza, rigurgiti di arroganza, oltraggioso al buon senso, ambivi sottomettere ai tuoi scellerati indugi i figli dell’italica penisola.
Marionetta nelle mani di un individuo che dal lontano 1953 si nutre, senza verecondia, del sangue di chi lavora e realmente sostiene una società ormai cadente che, in questi tre anni di potere illegittimo, hai contribuito a distruggere ulteriormente. Rottamatore, ti referenziavi agli albori della tua pessima carriera: con giustezza, sei infatti riuscito a rottamare quel briciolo di onore, dignità, coerenza, onestà, correttezza sulla quale la classe dirigente, grazie a persone da te alquanto differenti, poteva ancora far leva. Hai trasformato ciò che restava del partito democratico in una scolaresca indocile pronta alla gazzarra ogni qualvolta si ode il trillo della campanella.
Per non parlare dei compari di cordata, dal giglio magico, il governatore della Campania e altri sacripanti, ai voltagabbana provenienti dalla galassia del puttaniere di Arcore. Eppure hai avuto l’improntitudine di definire accozzaglia le varie anime che hanno trovato, nella battaglia a favore del NO, un fronte comune. Prima di esternare in tal modo, avresti dovuto esaminare i personaggi che ti hanno sostenuto nel tentare di frodare gli elettori. Ti sei accompagnato con i peggiori paraculi e ruffiani che abbiano mai calpestato l’orbe terracqueo, ipocriti, banderuole che neanche il sommo Dante sarebbe riuscito a disporre nei gironi dell’inferno.
Non pago hai voluto condurre una campagna elettorale denigrando il Movimento Cinque Stelle ed i suoi leader, accanendoti con verve ironica sulla famosa email di Luigi Di Maio, omettendo che nel tuo versante si preparava pesce fritto in cambio di voti favorevoli al SI. Hai sperperato un cifra e fischia di soldi pubblici per una faraonica campagna elettorale sul fronte interno e all’estero, cercando di gabbare i nostri connazionali raggiunti esclusivamente dalle ragioni del SI. Che fulgido esempio di creanza democratica e buona politica.
La certezza della vittoria ti ha spinto ben oltre i limiti della decenza: è infatti tua la dichiarazione “Se perdo il referendum vado a casa e abbandono per sempre la politica”. Altro inganno nei confronti del popolo, volevi dimostrare di essere persona coerente, con gli attributi, poiché, deducendo sicuro il trionfo, mai, sotto questo aspetto, saresti stato sottoposto a giudizio. Ed invece si è materializzata una cocente sconfitta. Quindi che facciamo? Non mi pare tu abbia mantenuto la promessa, come sempre d’altronde. Bugiardo, fanfarone, incompetente che altri non sei!
Vergognati e chiedi perdono agli italiani per tutti i danni che hai cagionato, le menzogne elargite come fossero giuggiole, l’atteggiamento indisponente col quale sei riuscito a farti detestare da oltre venti milioni di persone. L’invito che ti rivolsi in un precedente articolo è ancora valido: ti attendiamo a Canossa!
Sei ancora in tempo a salvare parte della tua dignità, torna a casa, non ti tolleriamo, se veramente ami questo paese abbandona la politica, sparisci per sempre e vattene a lavorare. Saprai così cosa significa guadagnare la pagnotta col sudore della fronte!
A proposito, il signore che descrisse dell’imperatore apparteneva ad una nazione sottoposta ad occupazione, la sua dimora venne saccheggiata nel corso della battaglia di Jena, tra il 13 e i 14 ottobre 1806. Nonostante ciò espresse grande ammirazione per colui che sottomise e governò la sua gente. E quell’uomo da solo valeva quanti voi siete, cortigiani e giornalisti compiacenti messi insieme, tante volte quante non si possono contare. Giusto per darti un’idea di cosa significa essere “grandi” e appartenere all’immortalità!
Invito chi mi onora della propria attenzione ad osservare il seguente video:
Gli affari della famiglia Renzi
Analizzate con attenzione il filmato nel link a seguire: la valchiria Boschi, degna compagna del fracassone fiorentino, durante il confronto con il costituzionalista Valerio Onida, nella trasmissione Otto e mezzo in onda su LA7, orchestrata dalla bionda conduttrice che tanto decanta i fasti della sua gestione in merito a pluralismo, imparzialità, democrazia mediatica. Questi signori volevano e tuttora intendono governare l’Italia. La valchiria in oggetto dichiarò anch’ella, qualora avesse vinto il NO, che avrebbe abbandonato la politica. Risultato? Dopo il tonfo del bullo è trasvolata nel governo Gentiloni. Per questi individui dignità e coerenza equivalgono a carne di porco, quella per fare le salsicce. Che indecenza:
Confronto Maria Elena Boschi e Valerio Onida
Invito chi mi onora della propria attenzione ad osservare il seguente video:
Gli affari della famiglia Renzi
Analizzate con attenzione il filmato nel link a seguire: la valchiria Boschi, degna compagna del fracassone fiorentino, durante il confronto con il costituzionalista Valerio Onida, nella trasmissione Otto e mezzo in onda su LA7, orchestrata dalla bionda conduttrice che tanto decanta i fasti della sua gestione in merito a pluralismo, imparzialità, democrazia mediatica. Questi signori volevano e tuttora intendono governare l’Italia. La valchiria in oggetto dichiarò anch’ella, qualora avesse vinto il NO, che avrebbe abbandonato la politica. Risultato? Dopo il tonfo del bullo è trasvolata nel governo Gentiloni. Per questi individui dignità e coerenza equivalgono a carne di porco, quella per fare le salsicce. Che indecenza:
Confronto Maria Elena Boschi e Valerio Onida