12-08-2014, 17:28
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 10-07-2015, 11:10 {2} da Mariano.)
Mi accade talvolta di partecipare alla Santa Messa, per svariati motivi, come del resto ogni persona che ritiene essere sorretta dalla fede ed in essa trova conforto. Non sono frequentatore assiduo delle funzioni religiose, tutt’altro. Ritengo però che ritrovarsi assieme ed unirsi nella preghiera rappresenti un momento di intensissima spiritualità: condivisione mistica che sublima le anime dei presenti accorpandole in un’unica entità. Questa, quanto più vi è partecipazione collettiva esternata dal profondo del cuore, stabilisce talvolta un legame con l'essenza incorporea di fratelli e sorelle che ci hanno preceduto laddove crediamo prenda dimora il popolo di Dio.
L’incontro introduce la presenza di Gesù, la si avverte per mezzo di un’intensa vibrazione che scuote gradevolmente i presenti. Sono tra coloro che si è compiaciuto in suddetta esperienza. E mi ritengo fortunato!
Nostro Signore suole rivelarsi in svariati modi, quello descritto è sicuramente tra i più appaganti, ricco di suggestioni incantevoli, dono elargito a chiunque voglia rinnovare e perpetuare il sacro Battesimo. Gesù non si cela, tantomeno è sfuggente, siamo noi che dobbiamo scorgerlo, percepirlo, abbracciarlo, principalmente indicarlo agli altri. La Santa messa è una fra le tante vie che conducono nelle braccia del Salvatore, ma è necessario accostarvisi con infinita umiltà.
Accettare di essere Cristiani significa impegnare l’esistenza in una battaglia la cui fine verrà decretata nell’ultimo fiato terreno, ed anche allora, seppure è canuto il crine, si abbia cura di ritornare fanciulli ancora. Troppo facile presumere di adempiere ai doveri spirituali e garantirsi il premio recandosi al simposio domenicale nella convinzione di stabilire un filo diretto col Nazzareno! Immaginate la liturgia come il punto di raccolta nel quale fanno convegno persone desiderose di condividere con altri fedeli le opere buone compiute e tutti assieme porgerle al Signore.
La Santa Messa non contempla mormorii sommessi intrisi di fatua quotidianità, opulenza, orpelli e atteggiamenti inquisitori nei confronti di chi non si crogiola pedissequamente nella consuetudine. Chi vuole partecipare al rituale sarà ricevuto da un cerimoniere che giustamente pretende il resoconto dei propri atti, indipendentemente da ceto, posizione sociale, conto in banca ed altre banalità che assumono valenza nell’immaginario di stolti e cretini.
Alla funzione ci si reca idealmente ignudi, con l’animo dei bimbi, tentando di asportare dall’occhio la gigantesca trave che fa scorgere la pagliuzza in quello dei fratelli. Non si pasteggia bellamente con l’ostia, il corpo di Nostro Signore è fra tutte la grazia più grande accordataci dal Padre Celeste, dobbiamo esserne degni, ogni santo giorno, non solamente in occasioni che oltretutto riusciamo a trasformare in passerelle di compiacenza gradite agli indugi di chi riteniamo essere al centro dei nostri slanci affettivi.
Andare in chiesa ogni domenica non significa affatto essere dei buoni Cristiani, accostarsi alla Comunione non implica un contatto ineluttabile con Gesù. Cantare a squarciagola i sacri inni non iscrive nel registro dei graditi all’Altissimo. Reggere ordinati ed impettiti i vari gonfaloni di appartenenza ad un gruppo ecclesiale ed esibire l’ardore religioso in disparate occasioni e ricorrenze non conduce sulla via della santità. Il Vangelo non lo si esibisce all’incombenza ma lo si vive ogni momento, così come insegnatoci dal Figlio di Dio, Cristiani significa inoltre cercare di essere persone migliori e quando accade che il buon pastore sculaccia verbalmente le pecorelle del suo gregge, non ci si attesti nel fortilizio delle proprie convinzioni perbeniste, forse è bene accordarsi riflessione e temperanza, più volte ancora.
Non esistono Cristiani più Cristiani degli altri e la casa di Dio non è il lavacro ove mondare ciclicamente la coscienza da peccati e sconvenienze!
L’incontro introduce la presenza di Gesù, la si avverte per mezzo di un’intensa vibrazione che scuote gradevolmente i presenti. Sono tra coloro che si è compiaciuto in suddetta esperienza. E mi ritengo fortunato!
Nostro Signore suole rivelarsi in svariati modi, quello descritto è sicuramente tra i più appaganti, ricco di suggestioni incantevoli, dono elargito a chiunque voglia rinnovare e perpetuare il sacro Battesimo. Gesù non si cela, tantomeno è sfuggente, siamo noi che dobbiamo scorgerlo, percepirlo, abbracciarlo, principalmente indicarlo agli altri. La Santa messa è una fra le tante vie che conducono nelle braccia del Salvatore, ma è necessario accostarvisi con infinita umiltà.
Accettare di essere Cristiani significa impegnare l’esistenza in una battaglia la cui fine verrà decretata nell’ultimo fiato terreno, ed anche allora, seppure è canuto il crine, si abbia cura di ritornare fanciulli ancora. Troppo facile presumere di adempiere ai doveri spirituali e garantirsi il premio recandosi al simposio domenicale nella convinzione di stabilire un filo diretto col Nazzareno! Immaginate la liturgia come il punto di raccolta nel quale fanno convegno persone desiderose di condividere con altri fedeli le opere buone compiute e tutti assieme porgerle al Signore.
La Santa Messa non contempla mormorii sommessi intrisi di fatua quotidianità, opulenza, orpelli e atteggiamenti inquisitori nei confronti di chi non si crogiola pedissequamente nella consuetudine. Chi vuole partecipare al rituale sarà ricevuto da un cerimoniere che giustamente pretende il resoconto dei propri atti, indipendentemente da ceto, posizione sociale, conto in banca ed altre banalità che assumono valenza nell’immaginario di stolti e cretini.
Alla funzione ci si reca idealmente ignudi, con l’animo dei bimbi, tentando di asportare dall’occhio la gigantesca trave che fa scorgere la pagliuzza in quello dei fratelli. Non si pasteggia bellamente con l’ostia, il corpo di Nostro Signore è fra tutte la grazia più grande accordataci dal Padre Celeste, dobbiamo esserne degni, ogni santo giorno, non solamente in occasioni che oltretutto riusciamo a trasformare in passerelle di compiacenza gradite agli indugi di chi riteniamo essere al centro dei nostri slanci affettivi.
Andare in chiesa ogni domenica non significa affatto essere dei buoni Cristiani, accostarsi alla Comunione non implica un contatto ineluttabile con Gesù. Cantare a squarciagola i sacri inni non iscrive nel registro dei graditi all’Altissimo. Reggere ordinati ed impettiti i vari gonfaloni di appartenenza ad un gruppo ecclesiale ed esibire l’ardore religioso in disparate occasioni e ricorrenze non conduce sulla via della santità. Il Vangelo non lo si esibisce all’incombenza ma lo si vive ogni momento, così come insegnatoci dal Figlio di Dio, Cristiani significa inoltre cercare di essere persone migliori e quando accade che il buon pastore sculaccia verbalmente le pecorelle del suo gregge, non ci si attesti nel fortilizio delle proprie convinzioni perbeniste, forse è bene accordarsi riflessione e temperanza, più volte ancora.
Non esistono Cristiani più Cristiani degli altri e la casa di Dio non è il lavacro ove mondare ciclicamente la coscienza da peccati e sconvenienze!
Un saluto da Bolotana