21-08-2013, 10:19
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 21-08-2013, 10:33 {2} da Mariano.)
Il modo migliore per rovinare i figli consiste nell’erigere un piedistallo sorretto dalla lunga lista delle proprie frustrazioni e adagiarvi i giovani virgulti. Quante volte assistiamo al panegirico della prole ad opera di genitori sciagurati che propongono la discendenza come prodotto di una mistione che vede il genio incarnato in un fisico scultoreo.
Il semplice e quotidiano agire viene declinato come quintessenza dell’ibrido tra intelligenza ed entità quasi divina. La catastrofe assume contorni ancor più estesi quando anche parenti compiacenti narrano i fasti legati alle imprese che ammantano di gloriosa luce l’eroico consanguineo.
L’irrefrenabile pulsione a voler trasferire le proprie manchevolezze in un carro alato condotto dai gagliardi di egual sangue, si trasforma, nel tempo, in una terribile tagliola che attende di chiudersi sui poveri malcapitati. I figli che vengono idolatrati da genitori e parenti sono vittime che dovranno rispondere ad un protocollo comportamentale con delle regole impregnate nell’ignoranza tipica di chi scorge, in tal modo, la possibilità di agognate rivincite sul mondo tutto. Tendono una corda posta ad altezza vertiginosa nella quale i figli dovranno transitare senza mai sbagliare un solo passo, altrimenti è un quarantotto.
Quante volte si è verificato il tracollo di poveri ragazzi che non hanno saputo reggere il carico di tale pressione, oppure hanno creduto di essere realmente ciò che i genitori pretendevano, in una sorta di delirio che puntuale conduce a risvegli traumatici e dannosi. Se lo iellato ha doti che consentono di completare l’ingrata missione, seppure in modi ben differenti da quanto sperato, ha qualche possibilità di padroneggiare la propria esistenza e arginare l’influenza nefasta di tali genitori.
Sovente si ricorre, quando ci si rende conto che forse i figli non sono degli Einstein, all’inglorioso ripiego nella vita militare o altro, tutto sommato un minimo di decoro è garantito. Le storie d’amore si rivelano in larga misura disastri ed il rimedio prevede la valorizzazione della “manualità” del partner ex novo, i sogni di un principe azzurro ricco e nel contempo colto si sono infranti nei precedenti, sciagurati approcci. Testosterone e ragione combattono una guerra vecchia come il mondo.
Quando la figlia prediletta è reduce da simili rovesci ci si affretta a puntualizzare che è vittima inconsapevole di una storia sbagliata, le altrui figlie invece, nelle medesime circostanze, sono donne dai facili costumi. Il tracollo esistenziale della discendenza non verrà mai accettato e si tenterà di porvi rimedio ricorrendo a grottesche giustificazioni che tendono, se necessario, a crocifiggere chi ha condiviso un pezzo di strada, amici inclusi.
L’idolatria dei propri figli o parenti è il saturnale dell’esaltazione offerto al dio dell’ignoranza, in un altare dove danzano in cerchio le ancelle della mediocrità.
Il semplice e quotidiano agire viene declinato come quintessenza dell’ibrido tra intelligenza ed entità quasi divina. La catastrofe assume contorni ancor più estesi quando anche parenti compiacenti narrano i fasti legati alle imprese che ammantano di gloriosa luce l’eroico consanguineo.
L’irrefrenabile pulsione a voler trasferire le proprie manchevolezze in un carro alato condotto dai gagliardi di egual sangue, si trasforma, nel tempo, in una terribile tagliola che attende di chiudersi sui poveri malcapitati. I figli che vengono idolatrati da genitori e parenti sono vittime che dovranno rispondere ad un protocollo comportamentale con delle regole impregnate nell’ignoranza tipica di chi scorge, in tal modo, la possibilità di agognate rivincite sul mondo tutto. Tendono una corda posta ad altezza vertiginosa nella quale i figli dovranno transitare senza mai sbagliare un solo passo, altrimenti è un quarantotto.
Quante volte si è verificato il tracollo di poveri ragazzi che non hanno saputo reggere il carico di tale pressione, oppure hanno creduto di essere realmente ciò che i genitori pretendevano, in una sorta di delirio che puntuale conduce a risvegli traumatici e dannosi. Se lo iellato ha doti che consentono di completare l’ingrata missione, seppure in modi ben differenti da quanto sperato, ha qualche possibilità di padroneggiare la propria esistenza e arginare l’influenza nefasta di tali genitori.
Sovente si ricorre, quando ci si rende conto che forse i figli non sono degli Einstein, all’inglorioso ripiego nella vita militare o altro, tutto sommato un minimo di decoro è garantito. Le storie d’amore si rivelano in larga misura disastri ed il rimedio prevede la valorizzazione della “manualità” del partner ex novo, i sogni di un principe azzurro ricco e nel contempo colto si sono infranti nei precedenti, sciagurati approcci. Testosterone e ragione combattono una guerra vecchia come il mondo.
Quando la figlia prediletta è reduce da simili rovesci ci si affretta a puntualizzare che è vittima inconsapevole di una storia sbagliata, le altrui figlie invece, nelle medesime circostanze, sono donne dai facili costumi. Il tracollo esistenziale della discendenza non verrà mai accettato e si tenterà di porvi rimedio ricorrendo a grottesche giustificazioni che tendono, se necessario, a crocifiggere chi ha condiviso un pezzo di strada, amici inclusi.
L’idolatria dei propri figli o parenti è il saturnale dell’esaltazione offerto al dio dell’ignoranza, in un altare dove danzano in cerchio le ancelle della mediocrità.
Un caro saluto dalla terra dei nuraghi!