21-10-2015, 11:26
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 21-10-2015, 11:33 {2} da Mariano.)
Allo stato attuale delle cose ritengo, con profonda convinzione, che stiamo vivendo in un’epoca medievale, oscura, perpetuata nelle oscillazioni del tempo, della storia, a rammentarci che di questo passo si giunge in prossimità dell’abisso. Pare prevalgano spirito di avventura, curiosità, fiducia nelle proprie risorse. L’apertura intellettuale che si percepisce in un mondo sempre più globalizzato, emula quanto avvenuto nei “secoli bui”, con una sostanziale differenza: sorgeva allora un movimento improntato all’ottimismo, le nuove conquiste deponevano infatti a favore di una rinnovata leggibilità del mondo ed un marcato credo nei confronti delle azioni umane, definite dall’italiano dell’epoca con il termine “virtù” ed immaginate in un perenne ed avversato legame con la sorte!
Da Dante a Machiavelli la virtù umana individuale era protagonista assoluta nei pensieri di quella cultura. Non a caso l’Ulisse dantesco forniva ai propri compagni una chiara traccia di quanto doveva innalzarsi l’essere umano: “...fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. Di rimando il filosofo Pico della Mirandola enfatizzava la “dignitas hominis” con delle considerazioni degne di nota: “L’uomo possiede un decoro superiore rispetto ad ogni altro essere, può quindi spingere il proprio valore ben oltre gli animali, fino a superare le dignità celesti”.
Vi è chiaramente altisonanza in tutto ciò, della retorica se vogliamo, ma altresì trattasi di un contegno creativo, fiducioso, che portava sicuramente al rifiuto dell’immobilismo legato alla tradizione sotto l’aspetto della conoscenza ma anche degli assetti societari. La nobiltà dell’essere umano non era data dalla natura o mutuata da un gruppo sociale chiuso, bensì un dono che ogni uomo poteva e doveva conquistare col proprio valore. Si proiettava dunque l’essere umano e la sua dignità ai vertici di un rinnovata scala sociale che doveva ripagarlo per quanto subito nel corso delle “epoche oscure”. Oggi avviene, ahimè, il percorso a ritroso!
Cosa è rimasto di tutto ciò? Umanità dolente che ha fatto macchietta degli ammonimenti giunti dal passato, disperdendo conoscenza e saggezza nei rivoli di una globalizzazione che ci vede incastonati in un modello esistenziale aleatorio legato a dei miti adagiati su seni di sabbia, nel pieno di un Medioevo tecnologico, asserviti a degli apparati elettronici la cui funzionalità non è tuttora recepita dagli utilizzatori, in particolar modo per quanto inerente l’assolvimento di determinati compiti che alle masse paiono totalmente ignoti.
I progressi della scienza e le menti più brillanti del pianeta sono inconsapevolmente al servizio di lobi industriali senza scrupoli che hanno trasformato le nazioni in una immensa connessione virtuale con la quale controllare e rimodellare la dignità umana, trasformandola semplicemente nel mezzo di pochi per il controllo di molti.
Una gigantesca rete di monitoraggio si è ormai impadronita dei nostri pensieri, emozioni, menti, e presto delle nostre anime, catapultandoci indietro nel tempo. Oggi i nuovi feudatari sono le multinazionali che producono questi apparecchi, i social network ad essi connessi che cullano in ognuno di noi la fallace sensazione di onnipotenza che ci persuade a voler ridurre, con determinati strumenti, il globo alla quotidianità del nostro focolare, in un oscuro rituale che ci rende sacerdoti di una liturgia pagana. E’ questo il nostro lascito alla posterità, sarà un amaro ed altrettanto duro risveglio, l’uomo non avrà un altro Umanesimo e tantomeno nuove geografie mentali!
Da Dante a Machiavelli la virtù umana individuale era protagonista assoluta nei pensieri di quella cultura. Non a caso l’Ulisse dantesco forniva ai propri compagni una chiara traccia di quanto doveva innalzarsi l’essere umano: “...fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. Di rimando il filosofo Pico della Mirandola enfatizzava la “dignitas hominis” con delle considerazioni degne di nota: “L’uomo possiede un decoro superiore rispetto ad ogni altro essere, può quindi spingere il proprio valore ben oltre gli animali, fino a superare le dignità celesti”.
Vi è chiaramente altisonanza in tutto ciò, della retorica se vogliamo, ma altresì trattasi di un contegno creativo, fiducioso, che portava sicuramente al rifiuto dell’immobilismo legato alla tradizione sotto l’aspetto della conoscenza ma anche degli assetti societari. La nobiltà dell’essere umano non era data dalla natura o mutuata da un gruppo sociale chiuso, bensì un dono che ogni uomo poteva e doveva conquistare col proprio valore. Si proiettava dunque l’essere umano e la sua dignità ai vertici di un rinnovata scala sociale che doveva ripagarlo per quanto subito nel corso delle “epoche oscure”. Oggi avviene, ahimè, il percorso a ritroso!
Cosa è rimasto di tutto ciò? Umanità dolente che ha fatto macchietta degli ammonimenti giunti dal passato, disperdendo conoscenza e saggezza nei rivoli di una globalizzazione che ci vede incastonati in un modello esistenziale aleatorio legato a dei miti adagiati su seni di sabbia, nel pieno di un Medioevo tecnologico, asserviti a degli apparati elettronici la cui funzionalità non è tuttora recepita dagli utilizzatori, in particolar modo per quanto inerente l’assolvimento di determinati compiti che alle masse paiono totalmente ignoti.
I progressi della scienza e le menti più brillanti del pianeta sono inconsapevolmente al servizio di lobi industriali senza scrupoli che hanno trasformato le nazioni in una immensa connessione virtuale con la quale controllare e rimodellare la dignità umana, trasformandola semplicemente nel mezzo di pochi per il controllo di molti.
Una gigantesca rete di monitoraggio si è ormai impadronita dei nostri pensieri, emozioni, menti, e presto delle nostre anime, catapultandoci indietro nel tempo. Oggi i nuovi feudatari sono le multinazionali che producono questi apparecchi, i social network ad essi connessi che cullano in ognuno di noi la fallace sensazione di onnipotenza che ci persuade a voler ridurre, con determinati strumenti, il globo alla quotidianità del nostro focolare, in un oscuro rituale che ci rende sacerdoti di una liturgia pagana. E’ questo il nostro lascito alla posterità, sarà un amaro ed altrettanto duro risveglio, l’uomo non avrà un altro Umanesimo e tantomeno nuove geografie mentali!
Da Bolotana vi saluto!