
Le più remote vestigia di cultura ci restituiscono inconfutabili tracce delle discipline mantiche, antiche quindi al pari dell’uomo. Le società hanno dimostrato un’irrefrenabile vocazione nei confronti dell’indagine sul futuro, con oracoli e consultazione dei visceri degli animali destinati al sacrificio. Lungi dal placarsi tra i benefici dell’acculturazione, tale propensione è rimasta intatta, seppure il pensiero preponderante in ogni epoca tenda talvolta ad esaltarla, altre, come avviene dal Positivismo ad oggi, trattarla come residuo involutivo della superstizione.
Certo Scalfari, in arte Eugenio, è sicuramente uno dei massimi rappresentanti dell’arte divinatoria, tant’è che nelle sue squinternate apparizioni tv, questo vecchio pagliaccio, continua imperterrito a sciorinare idiozie. Cito una delle tante: nel corso della trasmissione Otto e mezzo, intervistato dalla bionda e mai troppo deferente Lilly, alla domanda su un'eventuale scissione all'interno del partito democratico, il saggio per antonomasia, scatena l’oracolo che dentro gli dimora e, con tono grave, si lascia andare ad uno dei suoi mirabolanti vaticini: “No, nel modo più assoluto, dove vuole che vadano i vari Dalema, Bersani ed altri?”. Ancora una volta il sovrano della pateticità senile spara una cannonata a salve, consegnando agli spettatori uno sproposito che peggio ti viene la malaria. Diamine, centrasse una volta il buco, manco a pungolarlo col forcone.
Se il serafico Eugenio invece di emettere sentenze, riempire di contumelie le fazioni politiche ad egli non congeniali, prendesse atto che ormai in testa gli ronzano i calabroni, sarebbe anche simpatico, bizzoso un pochino, rincoglionito pure, ma tutto sommato piacevole. E’ quando si avvolge nella tunica della saggezza ed impugna il bordone del comando che diviene estremamente sgradevole, insolente, a tal punto che ben si giustifica il “dagli all’Eugenio”.
Ma smettila di insultare gratuitamente chi non ritieni essere in linea con il tuo pensiero politico, di millantare urbi et orbi questo filo diretto col Papa (e mi cojon), la posizione sociale che ti consente di sculacciare i potenti. Hai fatto epoca, per conto nostro solo danni, per altri sei considerato un intellettuale e scriba di gran qualità, compiaciti e chiudi il ciclo con dignità. Continui a prenderti a calci, trascinando stancamente una figura sbiadita che non ha più niente da offrire se non penose rappresentazioni, imbarazzanti teatrini e previsioni bislacche che non hanno né capo né coda. Rifletti piuttosto su ciò che di te ha detto Carlo De Benedetti. Giullare bisbetico che altri non sei!
Certo Scalfari, in arte Eugenio, è sicuramente uno dei massimi rappresentanti dell’arte divinatoria, tant’è che nelle sue squinternate apparizioni tv, questo vecchio pagliaccio, continua imperterrito a sciorinare idiozie. Cito una delle tante: nel corso della trasmissione Otto e mezzo, intervistato dalla bionda e mai troppo deferente Lilly, alla domanda su un'eventuale scissione all'interno del partito democratico, il saggio per antonomasia, scatena l’oracolo che dentro gli dimora e, con tono grave, si lascia andare ad uno dei suoi mirabolanti vaticini: “No, nel modo più assoluto, dove vuole che vadano i vari Dalema, Bersani ed altri?”. Ancora una volta il sovrano della pateticità senile spara una cannonata a salve, consegnando agli spettatori uno sproposito che peggio ti viene la malaria. Diamine, centrasse una volta il buco, manco a pungolarlo col forcone.
Se il serafico Eugenio invece di emettere sentenze, riempire di contumelie le fazioni politiche ad egli non congeniali, prendesse atto che ormai in testa gli ronzano i calabroni, sarebbe anche simpatico, bizzoso un pochino, rincoglionito pure, ma tutto sommato piacevole. E’ quando si avvolge nella tunica della saggezza ed impugna il bordone del comando che diviene estremamente sgradevole, insolente, a tal punto che ben si giustifica il “dagli all’Eugenio”.
Ma smettila di insultare gratuitamente chi non ritieni essere in linea con il tuo pensiero politico, di millantare urbi et orbi questo filo diretto col Papa (e mi cojon), la posizione sociale che ti consente di sculacciare i potenti. Hai fatto epoca, per conto nostro solo danni, per altri sei considerato un intellettuale e scriba di gran qualità, compiaciti e chiudi il ciclo con dignità. Continui a prenderti a calci, trascinando stancamente una figura sbiadita che non ha più niente da offrire se non penose rappresentazioni, imbarazzanti teatrini e previsioni bislacche che non hanno né capo né coda. Rifletti piuttosto su ciò che di te ha detto Carlo De Benedetti. Giullare bisbetico che altri non sei!