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La mentalità nel paesello
#1
I piccoli centri come il nostro, duemila abitanti scarsi, sovente costituiscono, per taluni, una sorta di “recinto di costrizione” all’interno del quale la vita parrebbe invivibile. Chiaramente, le geremiadi, in larga misura esternate da giovani virgulti, sono da esaminare in relazione a ciò che potrebbero essere le aspirazioni di ciascun individuo.

Gli strali degli uggiosi tendenzialmente infieriscono sulla mentalità dei valligiani, definita inadeguata, conservatrice e sovente poco adatta ad una cultura che dovrebbe sovrintendere le cadenze dell’esistenza in maniera tale che il quieto vivere possa, in un certo qual modo, riflettere i fasti delle grandi metropoli. Ma davvero la realtà dei piccoli centri è questa?

Proviamo a ragionare in termini matematici ed andiamo a scomporre una grande città in tanti piccoli rioni. Dal punto di vista della mentalità ognuno di questi equivale ad un piccolo paesello come il nostro, con la differenza che, essendo locato accanto ad una miriade di altri quartieri, gli scambi culturali tra i componenti debbono essere moltiplicati per il quantitativo di materiale umano che, globalmente, forma la metropoli. Ecco la differenza!
E’ chiaro che un’elevata concentrazione di individui usufruisce di un maggior numero di servizi ed opportunità culturali, pertanto mentalità ed erudizione vengono modellati in base alle esigenze della massa. Ma ciò non implica che lo status esistenziale, sotto il profilo descritto, debba essere superiore al nostro.

Se andiamo ad osservare la quotidianità all’interno di un quartiere cittadino ci rendiamo conto che ricalca, di pari passo, il nostro modus vivendi, con tutto il corollario di banalità e liturgie che, in genere, costituiscono la dolente nota di chi vorrebbe che il mondo fosse un surrogato di frutta candita.
Origliare nel buco della serratura dell’altrui dimora è prassi consumata a qualsivoglia latitudine, pertanto è inutile perorar causa persa ed intabarrarsi nel saio dell’emancipazione e quant’altro. E’ necessari accettare che l’essere umano è un concentrato di sgradevoli atteggiamenti, sia esso un solitario o incardinato in corpose moltitudini, pertanto il cosiddetto “differenziatore di mentalità” deve prima di tutto essere cercato dentro se stessi.

La massa può solamente mascherare gli inestetismi relazionali, ma sicuramente non debellarli. Il discorso è, oltre che interessante, molto complesso, pertanto mi riservo il disquisire in prossimi messaggi!
Un caro saluto a tutti dalla terra dei nuraghi! Tongue Tongue


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