28-06-2014, 12:23
La memorizzazione, tra i tanti, è afflitta da un problema legato alla metodologia dell’approccio, cioè la distribuzione del carico in un tempo accettabile e con degli intervalli tra un processo di acquisizione ed un altro. La strategia deve contemplare se è più opportuno compiere reiteratamente le prove indispensabili all’apprendimento oppure interporre un determinato ventaglio di tempo tra un esercizio e l’altro. Lo psicologo britannico Alan Baddeley suggerisce un brillante esempio con l’analisi dei metodi proposti al Ministero delle Poste inglesi che prevede la digitazione veloce di codici postali tramite macchina scrivente. Baddeley approntò quattro differenti programmi:
Vediamo adesso se il procedimento analizzato può essere applicato allo studio. Tantissimi allievi approcciano la lezione reiterate volte, nella sua globalità, fino a che non la memorizzano pienamente. Altri suddividono il materiale in più porzioni ed acquisiscono da ognuna per poi assemblare in un corpo unico le varie sezioni. Quale dei due metodi è migliore? La risposta è data da tipo e quantità del materiale che si deve acquisire, infatti se non è particolarmente esteso, un contatto basato sul primo metodo è più che sufficiente, viceversa se il materiale analizzato è cospicuo. Esiste tuttavia un importante fattore che può determinare la giusta scelta tra i due metodi, ed è l’atteggiamento mentale di chi deve memorizzare.
In merito ha scritto un passaggio illuminante H.L. Kingsley nel suo “The nature and conditions of learning” che così recita: “…i bambini spesso preferiscono il metodo parziale, e gli adulti inesperti sono spesso scettici sui vantaggi del metodo complessivo. Con il metodo complessivo si richiede molto più tempo e lavoro prima che si abbiano risultati di apprendimento. Si può leggere una lunga poesia una dozzina di volte senza riuscire a recitare un solo verso, mentre facendo la stessa quantità di lavoro col metodo parziale, il soggetto riuscirebbe probabilmente a recitare parecchie strofe. Il metodo complessivo è più facile che scoraggi, perché bisogna che il soggetto lavori tanto prima di vedere dei risultati, ma come ha detto Ebbinghaus, ogni lettura fornisce un incremento all’apprendimento e quindi non è sprecata”.
Possiamo a questo punto affermare, con estrema prudenza, che l’apprendimento complessivo offre degli ottimi risultati con individui molto esperti che lavorano su delle nozioni brevi, viceversa, i soggetti inesperti, alle prese con del materiale cospicuo, troveranno appagamento nel metodo parziale.
Gli assunti di questo articolo e dei precedenti, non rappresentano, giustamente, un sistema infallibile, sicuramente sono prodighi di suggerimenti che ognuno può mettere in pratica seguendo queste semplici regole:
- Primo: due sessioni di due ore giornaliere
- Secondo: una sessione di due ore giornaliere
- Terzo: due sessioni di un’ora al giorno
- Quarto: una sessione di un’ora al giorno
Vediamo adesso se il procedimento analizzato può essere applicato allo studio. Tantissimi allievi approcciano la lezione reiterate volte, nella sua globalità, fino a che non la memorizzano pienamente. Altri suddividono il materiale in più porzioni ed acquisiscono da ognuna per poi assemblare in un corpo unico le varie sezioni. Quale dei due metodi è migliore? La risposta è data da tipo e quantità del materiale che si deve acquisire, infatti se non è particolarmente esteso, un contatto basato sul primo metodo è più che sufficiente, viceversa se il materiale analizzato è cospicuo. Esiste tuttavia un importante fattore che può determinare la giusta scelta tra i due metodi, ed è l’atteggiamento mentale di chi deve memorizzare.
In merito ha scritto un passaggio illuminante H.L. Kingsley nel suo “The nature and conditions of learning” che così recita: “…i bambini spesso preferiscono il metodo parziale, e gli adulti inesperti sono spesso scettici sui vantaggi del metodo complessivo. Con il metodo complessivo si richiede molto più tempo e lavoro prima che si abbiano risultati di apprendimento. Si può leggere una lunga poesia una dozzina di volte senza riuscire a recitare un solo verso, mentre facendo la stessa quantità di lavoro col metodo parziale, il soggetto riuscirebbe probabilmente a recitare parecchie strofe. Il metodo complessivo è più facile che scoraggi, perché bisogna che il soggetto lavori tanto prima di vedere dei risultati, ma come ha detto Ebbinghaus, ogni lettura fornisce un incremento all’apprendimento e quindi non è sprecata”.
![[Immagine: Schema4.jpg]](http://www.sicurpas.it/images/foto/Schema4.jpg)
Possiamo a questo punto affermare, con estrema prudenza, che l’apprendimento complessivo offre degli ottimi risultati con individui molto esperti che lavorano su delle nozioni brevi, viceversa, i soggetti inesperti, alle prese con del materiale cospicuo, troveranno appagamento nel metodo parziale.
Gli assunti di questo articolo e dei precedenti, non rappresentano, giustamente, un sistema infallibile, sicuramente sono prodighi di suggerimenti che ognuno può mettere in pratica seguendo queste semplici regole:
- Qualsivoglia acquisizione legata ad un processo di memorizzazione esige la toltale padronanza delle nozioni da acquisire. Questa la si ottiene mediante un Super-apprendimento da utilizzare però con cautela poiché il metodo ha chiaramente i suoi limiti, pertanto, reiterando nel modo appropriato si può oltrepassare la soglia della comune capacità di archiviazione.
- L’apprendimento dovrà avvenire in opportuni intervalli di tempo da stabilire in base alla struttura delle nozioni, capacità ed esperienza di chi deve acquisire. Se il materiale da archiviare risulta consistente è bene suddividere le nozioni in porzioni contenute che facilitino l’assimilare.
- Gli esercizi dedicati all’archiviazione verranno ripartiti nel tempo, referenziati da intervalli la cui dilatazione è legata alla tipologia delle nozioni, capacità personali ed il subentrare dell’inevitabile stanchezza.
- E’ necessario evitare che quanto appreso possa cancellare le informazioni precedentemente archiviate, non si deve concedere alcunché all’oblio. Tenere sempre presente l’importanza che riveste la dinamica nel rammentare, quindi approcciare le nozioni con stato d’animo sereno, rilassato, estremamente analitico. Un ampio spettro per quanto riguarda l’analisi profonda delle informazioni giova tantissimo al processo di acquisizione.
- Il processo di apprendimento deve sempre transitare in una sfera di interesse accentuata, preminente. Se si è obbligati ad acquisire nozioni non gradite è buona regola trovare le dovute motivazioni che giustifichino un approccio deciso: la mancanza di partecipazione conduce inesorabilmente ad un’acquisizione di tipo meccanico, quindi molto più faticosa, eccessivamente lenta ed altrettanto sterile.
Un saluto da Bolotana!