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Il classismo viscerale del popolino bue
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Un aspetto molto importante della società attuale è dato dall’articolazione delle membra nel corpo sociale in base alle funzioni espletate. Nell’ormai remoto 1003, il monaco Aelfric, scrivendo al vescovo di York, in Inghilterra, espose le proprie meditazioni in merito a come doveva essere impostata la società dell’epoca. In base agli assunti proposti erano tre gli ordini che la componevano: quelli che lavorano, che combattono, ed infine quelli che pregano. L’unica funzione dei contadini consisteva nel procacciare il sostentamento (per tutti gli ordini), al clero era demandato il compito (non faticoso ed agevole) d’intercedere presso Dio, mentre i nobili cavalieri dovevano proteggere le mura dagli assalti del nemico invasore (quando questi si presentava). I tre ordini, nella loro struttura, rappresentavano i pilastri che andavano a sorreggere il trono!

L’idea del corpo sociale come organismo vivente all’interno del quale gli uomini concorrono a comporre singole parti le cui funzioni sono deputate a precisi compiti, non rappresentava comunque una novità. Secondo lo storico Tito Livio, nella Roma Antica, la ribellione dei plebei venne ammansita da Menenio Agrippa con una persuasiva esposizione dell’analogia tra le membra del corpo umano e le varie classi sociali: alcune debbono lavorare, altre gustare e digerire il cibo prodotto da quel lavoro (è questo un esempio eclatante di “popolino bue” irretito dalla demagogia di basso conio). Nell’immagine organica della società in cui tutti, bene o male, si riconoscevano, se non altro uniti nella medesima fede, l’emergere delle differenze pose in primo piano le funzioni della preghiera e della guerra mentre quella del lavoro (peraltro la più nobile) rimase umile ed assai disprezzata. In questo schema tripartito prendeva corpo un’idea sicuramente non nuova, ma che da allora in poi fece costantemente capolino nelle rappresentazioni della società, fino ai giorni nostri. Questo spiega l’incipit, ad un primo impatto insolito, di questo articolo.
L’idea in oggetto è sicuramente molto efficace: giustifica pienamente il fatto che una classe deve lavorare per mantenere chi svolge compiti di protezione ricorrendo ai riti sacri ed alle armi. Le raffigurazioni dello schema tripartito evidenziavano inconfutabilmente l’atto d’imperio con cui la volontà divina aveva impartito i compiti tra sacerdoti, soldati e contadini, imponendo ai primi “tu ora”, ai secondi “tu protege” ed infine, ai contadini “tu labora”.
Questo breve cenno storico introduce la sostanza di questa esposizione: ponderato che, in linea di massima, seppur con degli accorgimenti in corso d’opera, lo schema rimane, purtroppo il medesimo, con la differenza che, nel tempo si è formata un’altra classe la cui estrazione affonda le radici nel popolo contadino. Su questa classe focalizzeremo la nostra riflessione.
Appartengono a questo ceto gli individui che sono riusciti ad introdursi nelle altre classi menzionate, divenendo pertanto, a tutti gli effetti, componenti delle medesime. Parrebbe questo l’obbiettivo preponderante nella vita di certe persone, poiché la vicinanza a queste classi conferisce uno status “superiore” da brandire a guisa di clava sui propri affini. Un aforisma vecchio come il mondo recita che anche il buon Dio rimase intimorito dal povero che si pasce in agiatezza: non vi è spettacolo di maggior pena che assistere al classismo viscerale del popolino bue!

Bastasse una abito talare, una divisa, una laurea, un lascito ereditario per far dell’uomo un essere umano, quanto sarebbe vivibile il nostro povero mondo!

E’ oltremodo avvilente osservare il machiavellico percorso di talune persone il cui obbiettivo unico consiste nell’approdare all’interno di certe classi o, in subordine, vantarne amicizia e favori!
Non esistono classi, tanto meno nella ripartizione bislacca del monaco sopra citato, esistono figli di Dio con pari dignità, stessi diritti, medesimi doveri.

Questa non è una riflessione di natura politica, lo scrivente si pregia di non conoscere e frequentare alcun individuo legato a quel mondo, né tanto meno subisce richiami di alcuna ideologia!


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