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Figli di un unico Dio
#1
Ho avuto modo, giorni orsono, d’incontrare un amico recatosi recentemente in Terra Santa per un viaggio di natura spirituale. Tony, persona compassata, amabile conversatore, animo gentile sorretto da una profonda fede vissuta internamente ed esercitata esteriormente, nel tentativo di dar corpo a quanto insegnatoci da Nostro Signore.

Atteggiamento schietto di chi identifica nella comunità Cristiana il proprio credo, misurando pertinenze ed approcci in un contesto di benevolo contatto. Talvolta, all’incontro, svisceriamo l’argomento, intrecciando un dialogo intenso che riflette medesime vedute e comuni slanci nel proporre, sommessamente, con grande umiltà, ipotesi sul rapporto tra uomo e Creatore.

Seppure i nostri quesiti difficilmente trovano appagamento, non aneliamo a tanto, il disquisire si traduce puntualmente in un piacevole scambio di opinioni, così egli mi ha fatto regalo gradito, da condividere con chi, come noi, contempla il medesimo orizzonte religioso: una preghiera della quale è ignoto l’autore, recitata da gente mussulmana al vagir del dì. Una guida turistica l’ha recata in dono a Tony. Ecco il testo integrale:

O Signore nel silenzio di questo nuovo giorno,
vorrei chiederti la pace, la saggezza e la forza.
Vorrei guardare oggi il mondo con occhi colmi d’amore,
essere paziente, comprensivo, saggio, umile, puro e buono.
Vedere i tuoi figli come tu vedi te stesso e così,
vedere solo il bene in ciascuno.
Chiudi le mie orecchie a qualsiasi calunnia,
trattieni la mia lingua da qualsiasi malevolenza,
che solo i pensieri che benedicono dimorino nel mio cuore.
Che io sia disponibile e tanto felice,
che tutti che si avvicinano a me sentano la tua presenza.
Rivestimi del tuo splendore Signore, e che per tutto questo giorno,
io ne sia il testimone.
Signore, io affido il passato alla tua misericordia,
il presente al tuo amore e l’avvenire alla tua provvidenza.
Amen


Preghiera del mattino, di autore ignoto, recitata da Timur Guda (guida turistica di Istanbul in Turchia)
Ottobre 2002


Questa meravigliosa supplica rappresenta uno dei tantissimi pilastri sui quali basa il ponte che conduce al cospetto di un unico Dio del quale siamo tutti figli, indistintamente ed a qualsivoglia latitudine. Le preghiere non sono retaggio esclusivo di caste sacerdotali ed altro, ma la deferente voce che ogni uomo dovrebbe rivolgere al Padre Celeste. Il dialogo con l’Altissimo non necessita d’intermediari, ognuno è in grado di stabilire per suo conto il contatto con chi il creato governa.

E’ questione di cuore, purezza d’animo, ecco perché, sovente, consegnando ad eventuali intercessori, geremiadi e voglia di fede, oltre a consolidare la nostra pusillanimità, rischiamo di affidarci a levantini in simulata sembianza le cui mire sono tutt’altro che commendevoli. La preghiera in esame riferisce, con ampiezza di contenuti, irresolutezza e gracilità, ergo, ci rimettiamo al Signore per colmare siffatte manchevolezze. Se si riuscisse a concretizzare parte anche esigua di quanto in supplica, forse, molti “ambasciatori dell’Altissimo”, sarebbero costretti a ridurre drasticamente gli arzigogoli con l’aria fritta e magari costretti a ricavar pagnotta con la zappa.

Sicuramente gioverebbe all’umanità intera, costretta a subire il campionario di turpitudini e scelleratezze compiute in oltre duemila anni da chi ritiene essere “privilegiato e voce dal Signore” ed in suo nome agire, da Oriente ad Occidente.

A parte il Figlio di Dio, non è mai esistito sulla terra individuo che possa aver ricevuto privilegi e benevolenza in tal senso, chiunque abbia esternato e tuttora affermi queste cose è solamente un contastorie che agisce in malafede e con intenzioni volte sostanzialmente ad accomodamenti personali.

In ogni luogo della terra ove pulsa un cuore buono ed un animo gentile è possibile destinare una supplica al Padreterno, senza negoziatori. Fra le tante, questa è una delle riflessioni che traggo nel leggere le splendide parole donatemi da Tony.

Da Bolotana un saluto!
#2
Ciao Mariano, gli ambasciatori dell'altissimo sono senza dubbio privilegiati se li consideriamo come successori degli Apostoli, i quali
erano comuni mortali con pregi e difetti. In questo periodo della storia alcuni di loro commettono gravi errori, ma devo spezzare una lancia a favore di chi il ministero pastorale lo esercita con grande fede ed umiltà.
#3
Ciao sg-1,
è bene specificare cosa intendiamo per privilegiati. Il Disegno Divino che ha contemplato nascita, morte e resurrezione di Gesù, con il corollario di persone ed accadimenti, rappresenta avvenimento unico ed irripetibile. Tutto ciò che consegue, quindi il prosieguo della rivelazione del Cristo che si traduce nella diffusione del Vangelo, è opera di comunissime persone che hanno voluto seguire la parola del Nazareno sino ai giorni nostri.

Dopo la morte dei Santi Apostoli (ai quali era concesso intercedere col Messia) e quindi il compimento della Rivelazione, nessuno può parlare in vece di Dio ma chiedere nel nome del Figlio, il che differisce sostanzialmente. Ed è questa differenza che mai viene illustrata come si dovrebbe poiché rappresenta il labile confine tra apparire ed essere: comunissimi mortali talvolta di gran lunga peggiori di altri. Pertanto nessun privilegio di natura spirituale o altre considerazioni bislacche che hanno rappresentato per secoli il catino d’ignoranza e superstizione nel quale, a piene maniche, è stata immersa la buona fede di tanta brava gente.

Il progredire della scienza e l’erudizione delle masse hanno sicuramente posto un argine alle soverchie intraprendenze di chi, imperterritamente, ha voluto ammantare l’icona clericale con un’aura quasi ultraterrena. Rappresentano infatti il giusto propellente che muove la macchina della secolarizzazione. Con buona pace di chi afferma che desacralizzare significa acquisire domicilio nell’anticamera del nichilismo!

Il problema sopra citato venne affrontato da Papa Giovanni che per primo prese a picconate la figura immanentista e distante del Vicario di Cristo rispetto ai fedeli: sono ben noti i fuori programma con i quali pasceva il gregge e nel contempo suppliziava la bile di chi intendeva ad ogni costo preservare il ruolo dogmatico del Vescovo di Roma. Cito una battuta con la quale rispose ad una suora che, aprendo la porta del domicilio nell’ospedale Santo Spirito in Roma, accolse Papa Giovanni con le seguenti parole: “…sono la madre superiora dello Spirito Santo”, egli rispose “Beata lei, che carriera! Io sono solo il servo dei servi di Dio”.

Caro sg-1, non voglio dilungarmi in un discorso che si protrarrebbe ben oltre il post in analisi, magari elencando il cammino della chiesa nel corso della storia e quindi con dei rimandi che potrebbero apparire poco comprensibili a chi legge. Vorrei soffermarmi brevemente alle parole di Papa Giovanni, figura per lo scrivente assai cara, che sintetizzano magistralmente la fucina spirituale entro la quale dovrebbero forgiarsi i mandatari della parola di Cristo. Se così fosse il cammino della chiesa sarebbe costellato dei clamorosi infortuni (garbatissimo eufemismo) nei quali è incappata in duemila anni di storia? Avrebbe ragion d’essere il processo di secolarizzazione che ha scavato il profondo solco tra fedeli e ministero?

Per gran parte di questi signori, primi fra tutti gli acquartierati nelle mura vaticane, le parole di un gigante della fede come Papa Giovanni sortiscono l’effetto dell’onda del mare quando s’infrange sullo scoglio: schiuma bianca bella a vedersi che ricama e abbellisce ma poco perdura e traccia non lascia.

Ti saluto sg-1 e ti ringrazio per essere intervenuto in questo post.
#4
Ciao a tutti, siamo su un altro pianeta. Non entro in merito alla discussione ma lasciatemi dire che mi gusto sino all'ultima lettera questo dipingere in prosa. Uno stile unico e inimitabile, la classe non è acqua e la cultura c'è o non c'è.
Ciao AngelRolleyesHeart


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