
Ogni tanto commetto l’imprudenza di assistere ai vari talk show disseminati nell’abbondanza di canali televisivi proposti dalle varie aziende che si spartiscono il settore. Più che altro curioso nel voler osservare i penosi ed improvvisati teatrini ad opera dei cialtroni che governano l’Italia. Ben concertati da giornalisti la cui lingua srotola come quella di un camaleonte famelico, gli eroi di inizio serata, oltre al collaudato repertorio di penose menzogne ed altre irriferibili trivialità, si destreggiano nei meandri dell’analisi politica volta principalmente alla demolizione delle parti avverse.
L’arringa in tal caso è accorata, elegante terminologia che si snoda attraverso il politichese da mercato rionale e preziosità lessicali degne di questi cafoni. Due sono i termini ricorrenti con i quali si tenta la demonizzazione degli avversari: demagogia e populismo. Le informazioni inviate attraverso lo schermo della tv si prestano ad interpretazioni errate, è facile capire fischi per fiaschi già quando la grammatica è ineccepibile, figuriamoci se l’oratore deraglia, con intento o meno.
Insaponare la testa a questi somari poco m’importa, tantomeno fare accademia, ognuno goda delle proprie cose. M’interessa piuttosto chiarire quanto accennato, in modo che il lettore possa effettivamente rendersi conto di come certi termini vengano scorrettamente utilizzati, talvolta di proposito, nel creare tendenza ed accattivarsi in tal modo le simpatie dell’elettorato.
Demagogia
Premetto: la demagogia è una costante che accompagna qualsiasi governo, non solo in Italia. Termine non molto comune, può essere definito come la “politica delle promesse copiose”, in modo particolare quelle che non dovrebbero essere formulate poiché impossibili da realizzare. La strategia del demagogo prevede ricadute benefiche in brevissimo tempo, che non comportino però impatto alcuno a lunga scadenza. E’ il classico atteggiamento delle opposizioni oppure di chi intende farsi eleggere promettendo ciò che sa bene non poter mantenere. Un contegno truffaldino non punibile dalla legge poiché di creduloni è pieno il mondo!
Populismo
Il populismo è sostenuto da una mentalità secondo cui la società si divide in due parti distinte: buoni e cattivi. Non può mancare la componente moralista che indica i cattivi come corrotti e protervi, a differenza dei buoni che rappresentano il popolo disilluso, vessato dalla classe dirigente con la complicità dei media asserviti. La soluzione a questi problemi consiste nel consegnarsi alle mirabili virtù di un capo che interpreterà le esigenze di bisognosi e reietti. Ci si affida pertanto ad un leader che incarna la figura di cui necessita il popolo, nel delirio di una visione manichea che suddivide il tessuto sociale tra corrotti ed onesti, puri ed impuri! Il populismo tende alla negazione della democrazia rappresentativa, nel tentativo di creare un rapporto diretto tra le masse in afflizione ed il leader che le sostiene e difende. Tutto a discapito di norme, regole ed istituzioni: ciò che realmente conta è il volere del popolo interpretato dal capo. Questo il motivo per cui il termine populismo si declina in un’accezione di estrema negatività, puntando l’indice contro democrazia ed apparati istituzionali.
Uno dei bersagli preferiti su cui appiccicare tale etichetta è il Movimento 5 stelle, nel tentativo di orientare la massa verso un giudizio che prevede il sistematico annientamento di questo gruppo politico che terrorizza i ladroni domiciliati stabilmente nel parlamento italiano. Un attento analista sa perfettamente che il movimento fondato da Beppe Grillo non pensa affatto di oltrepassare o irridere i precetti democratici, vorrebbe invece adeguarli, renderli migliori, per quanto possibile.
La cultura politica di questo movimento porge un’impronta che sostiene con forza legalità e principi su cui è fondato lo Stato, a differenza dei movimenti realmente populisti che sono tendenzialmente barricadieri. Il rifiuto della violenza ed il raggiungimento di determinati obbiettivi attraverso il lavacro elettorale lo rendono componente politica estremamente affidabile. La si può tacciare di avere una visione manichea, ma altrettanto è vero che nei 5 stelle manca l’elemento fondamentale su cui si basa il populismo: il disprezzo della democrazia rappresentativa.
Ecco perché si tende, con l'artificio menzionato, a scomporre un movimento che per la prima volta, dal dopoguerra ad oggi, propone una dottrina incentrata sull’onestà ed il rigore intellettuale. Coloro che accusano i pentastellati di populismo sono in malafede ed essi stessi demagoghi, populisti, quelli, per intenderci, che hanno governato l’Italia negli ultimi vent’anni, alternandosi in una stagione che ha contemplato il saccheggio prima e la distruzione in seguito della nostra nazione.
Il fanfarone insipiente insediatosi abusivamente a palazzo Chigi è il figlio illegittimo delle copule clandestine avvenute tra i boiardi del partito democratico ed i seguaci del puttaniere di Arcore: l’ibrido perfetto così come desiderato da chi ha deciso di riportare il nostro paese all’epoca dei feudatari!
L’arringa in tal caso è accorata, elegante terminologia che si snoda attraverso il politichese da mercato rionale e preziosità lessicali degne di questi cafoni. Due sono i termini ricorrenti con i quali si tenta la demonizzazione degli avversari: demagogia e populismo. Le informazioni inviate attraverso lo schermo della tv si prestano ad interpretazioni errate, è facile capire fischi per fiaschi già quando la grammatica è ineccepibile, figuriamoci se l’oratore deraglia, con intento o meno.
Insaponare la testa a questi somari poco m’importa, tantomeno fare accademia, ognuno goda delle proprie cose. M’interessa piuttosto chiarire quanto accennato, in modo che il lettore possa effettivamente rendersi conto di come certi termini vengano scorrettamente utilizzati, talvolta di proposito, nel creare tendenza ed accattivarsi in tal modo le simpatie dell’elettorato.
Demagogia
Premetto: la demagogia è una costante che accompagna qualsiasi governo, non solo in Italia. Termine non molto comune, può essere definito come la “politica delle promesse copiose”, in modo particolare quelle che non dovrebbero essere formulate poiché impossibili da realizzare. La strategia del demagogo prevede ricadute benefiche in brevissimo tempo, che non comportino però impatto alcuno a lunga scadenza. E’ il classico atteggiamento delle opposizioni oppure di chi intende farsi eleggere promettendo ciò che sa bene non poter mantenere. Un contegno truffaldino non punibile dalla legge poiché di creduloni è pieno il mondo!
Populismo
Il populismo è sostenuto da una mentalità secondo cui la società si divide in due parti distinte: buoni e cattivi. Non può mancare la componente moralista che indica i cattivi come corrotti e protervi, a differenza dei buoni che rappresentano il popolo disilluso, vessato dalla classe dirigente con la complicità dei media asserviti. La soluzione a questi problemi consiste nel consegnarsi alle mirabili virtù di un capo che interpreterà le esigenze di bisognosi e reietti. Ci si affida pertanto ad un leader che incarna la figura di cui necessita il popolo, nel delirio di una visione manichea che suddivide il tessuto sociale tra corrotti ed onesti, puri ed impuri! Il populismo tende alla negazione della democrazia rappresentativa, nel tentativo di creare un rapporto diretto tra le masse in afflizione ed il leader che le sostiene e difende. Tutto a discapito di norme, regole ed istituzioni: ciò che realmente conta è il volere del popolo interpretato dal capo. Questo il motivo per cui il termine populismo si declina in un’accezione di estrema negatività, puntando l’indice contro democrazia ed apparati istituzionali.
Uno dei bersagli preferiti su cui appiccicare tale etichetta è il Movimento 5 stelle, nel tentativo di orientare la massa verso un giudizio che prevede il sistematico annientamento di questo gruppo politico che terrorizza i ladroni domiciliati stabilmente nel parlamento italiano. Un attento analista sa perfettamente che il movimento fondato da Beppe Grillo non pensa affatto di oltrepassare o irridere i precetti democratici, vorrebbe invece adeguarli, renderli migliori, per quanto possibile.
La cultura politica di questo movimento porge un’impronta che sostiene con forza legalità e principi su cui è fondato lo Stato, a differenza dei movimenti realmente populisti che sono tendenzialmente barricadieri. Il rifiuto della violenza ed il raggiungimento di determinati obbiettivi attraverso il lavacro elettorale lo rendono componente politica estremamente affidabile. La si può tacciare di avere una visione manichea, ma altrettanto è vero che nei 5 stelle manca l’elemento fondamentale su cui si basa il populismo: il disprezzo della democrazia rappresentativa.
Ecco perché si tende, con l'artificio menzionato, a scomporre un movimento che per la prima volta, dal dopoguerra ad oggi, propone una dottrina incentrata sull’onestà ed il rigore intellettuale. Coloro che accusano i pentastellati di populismo sono in malafede ed essi stessi demagoghi, populisti, quelli, per intenderci, che hanno governato l’Italia negli ultimi vent’anni, alternandosi in una stagione che ha contemplato il saccheggio prima e la distruzione in seguito della nostra nazione.
Il fanfarone insipiente insediatosi abusivamente a palazzo Chigi è il figlio illegittimo delle copule clandestine avvenute tra i boiardi del partito democratico ed i seguaci del puttaniere di Arcore: l’ibrido perfetto così come desiderato da chi ha deciso di riportare il nostro paese all’epoca dei feudatari!
![[Immagine: No.png]](http://www.sicurpas.it/images/banners/No.png)