22-01-2015, 20:05
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 23-01-2015, 13:30 {2} da Mariano.)
La convivenza della coppia tradizionale, in ambienti come i nostri, noti per non brillare in quanto ad emancipazione ed ampiezza di orizzonti, assume i contorni del dramma per le famiglie i cui figli percorrono predetta strada.
Recentemente ho intravisto, non senza stupore, tono dimesso e marcato broncio di una signora il cui atteggiamento, in non lontani tempi, parea di tutt’altro tenore.
Verace cultrice del credo cattolico, lingua assiduamente introdotta nell’altrui circostanza oltre che negli orifizi di “quelli che contano”, rappresenta il prototipo classico di chi trasforma la chiesa nel lavacro personale onde mutare il piombo dello spirito in nobilissimo oro che rifletta, alfine, la gloria di Nostro Signore.
Canti a piena gola, processioni con le insegne a levar tronfia il gonfalone, approccio all’ostia con mani giunte e sguardo allampanato, sulla navata in bella vista quando funzione accoglie gente alta in loco, lo spirito d’appartenenza è bene venga riqualificato di tanto in tanto. Donna a modo insomma!
Innanzi a tanta, tracimante, cristianità, pongo al desso quesito amletico: vuoi vedere che alla fiduciaria del pio costume corbellare ha fatto della prole alcuno?
“Discendenza in disfanno, col malcauto agire di voi una è concubina, qual disagio e strazio poni in cuore a chi t’ha dato vita, sciagurata! Estromessa dalla chiesa, sarai pasteggio lauto di cadauno, alla gogna esposta e del popolar ludibrio indagato oggetto. Macchietta hai fatto del focolare e imbarazzo accosti all’onorata casa, in quali panni porterò dappresso la taciuta pena?”.
Non più alterigia accompagna la signora che meglio volea essere fra le tante, di boria ed ignoranza cinta, ma il deprecato agire dell’ostinato virgulto la diede ignorante e basta.
Destino avverso per chi si dibatte in giustezza e rettitudine occultando scheletri e peccati in armadi bui, capienti e polverosi. Sorte beffarda così percuoti colei che ben altro intendeva per i gagliardi germogli, pascendosi nell’ardore cristiano che al riparo pone da tal sciagura.
Recentemente ho intravisto, non senza stupore, tono dimesso e marcato broncio di una signora il cui atteggiamento, in non lontani tempi, parea di tutt’altro tenore.
Verace cultrice del credo cattolico, lingua assiduamente introdotta nell’altrui circostanza oltre che negli orifizi di “quelli che contano”, rappresenta il prototipo classico di chi trasforma la chiesa nel lavacro personale onde mutare il piombo dello spirito in nobilissimo oro che rifletta, alfine, la gloria di Nostro Signore.
Canti a piena gola, processioni con le insegne a levar tronfia il gonfalone, approccio all’ostia con mani giunte e sguardo allampanato, sulla navata in bella vista quando funzione accoglie gente alta in loco, lo spirito d’appartenenza è bene venga riqualificato di tanto in tanto. Donna a modo insomma!
Innanzi a tanta, tracimante, cristianità, pongo al desso quesito amletico: vuoi vedere che alla fiduciaria del pio costume corbellare ha fatto della prole alcuno?
“Discendenza in disfanno, col malcauto agire di voi una è concubina, qual disagio e strazio poni in cuore a chi t’ha dato vita, sciagurata! Estromessa dalla chiesa, sarai pasteggio lauto di cadauno, alla gogna esposta e del popolar ludibrio indagato oggetto. Macchietta hai fatto del focolare e imbarazzo accosti all’onorata casa, in quali panni porterò dappresso la taciuta pena?”.
Non più alterigia accompagna la signora che meglio volea essere fra le tante, di boria ed ignoranza cinta, ma il deprecato agire dell’ostinato virgulto la diede ignorante e basta.
Destino avverso per chi si dibatte in giustezza e rettitudine occultando scheletri e peccati in armadi bui, capienti e polverosi. Sorte beffarda così percuoti colei che ben altro intendeva per i gagliardi germogli, pascendosi nell’ardore cristiano che al riparo pone da tal sciagura.
Convivenza mea culpa…mea maxima culpa!
Vi saluto da Bolotana!