30-05-2012, 12:48
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 30-05-2012, 12:56 {2} da Mariano.)
Si è avuto modo di osservare, nei precedenti articoli, come l’usabilità di un applicativo è correlata alla sua affidabilità o robustezza e che le prestazioni siano ragionevolmente di un certo livello. Oltre alle peculiarità sopra citate è molto importante che l’applicazione si declini all’utente in modo tale che questi abbia a godere di un certo agio nell’utilizzare la medesima, ecco perché si parla di un sistema che presenta un’interfaccia utente amichevole, che non costringa ad una condotta operativa innaturale che graverebbe psicologicamente a tal punto da indurre l’operatore a commettere degli errori. E’ assolutamente indispensabile che l’interfaccia si adoperi affinchè l’utente si concentri sul problema da risolvere e non su come far sì che l’applicazione risolva tale problema.
La caratteristica legata all’usabilità è tipica del prodotto più che del processo e rappresenta una caratteristica di qualità esterna. Naturalmente questa caratteristica di qualità è tanto più rilevante quanto più l’operatore dell’applicazione non ha competenze di natura informatica e poter pertanto utilizzare l’applicativo senza dover acquisire termini e concetti a lui totalmente estranei. Inoltre è giusto che questa caratteristica di qualità sia tenuta in considerazione anche quando il software è rivolto a personale qualificato.
Il settore comprendente l’analisi e lo studio delle interfacce utente ha fatto, negli ultimi decenni, dei passi da gigante, in modo particolare con la diffusione dei personal computer e degli applicativi che possiamo definire di informatica individuale. Questa evoluzione è particolarmente avvertita da chi, come lo scrivente, ha potuto osservare l’esponenziale incremento della gradevolezza di alcuni ambienti operativi rispetto ai sistemi tradizionali sviluppati su mini computer o mainframe. Nel caso di questi ultimi i terminali erano sovente di tipo esclusivamente alfanumerico, pertanto lo spazio per rappresentazioni grafiche era addirittura inimmaginabile.
Oggi le cose sono radicalmente cambiate, i moderni sistemi interattivi, grazie all’utilizzo di periferiche di input ed output sempre più sofisticate, presentano all’operatore una metafora del lavoro sorprendentemente naturale: la scrivania del lavoro o desktop. Nel caso specifico lo schermo diviene una vera e propria astrazione della scrivania, con tutto il corollario di documenti ed oggetti indispensabili ad accudire le mansioni dell’ufficio. In tal modo l’effetto dei vari comandi con i quali si deve operare non sono subordinati a complesse sintassi facilmente scordabili, pertanto sovente causa d’errore, ma si evolvono in una tipologia di natura autoesplicativa.
Le moderne interfacce fanno un largo utilizzo di icone ed effetti grafici tramite i quali vengono rappresentati, in modo assai intuitivo, i concetti relativi all’applicazione in utilizzo. Ciò determina che l’azione non viene eseguita in conseguenza a dei comandi facenti parte di un linguaggio artificiale, sovente criptico, facilmente scordabile ed utilizzato a volte in modo scorretto, ma all’interno di un contesto figurativo in cui l’operatore svolge le proprie mansioni in modo del tutto naturale.
L’evoluzione tecnologica che ha caratterizzato la diffusione delle interfacce utente di facile e gradevole utilizzo ha contribuito a che, attualmente, non si possa sviluppare e far accettare applicazioni che non pongano sufficiente cura per quanto inerente gli aspetti ergonomici dell’interazione uomo macchina. E’ bene comunque osservare che l’ergonomicità di un applicativo non deve limitarsi a porre a disposizione dell’utente i consueti gadget di natura grafica, ma deve formarsi in modo tale che l’operatore sia costantemente a proprio agio nell’utilizzo dell’applicazione. Ciò comporta che è bene evitare un eccessivo carico di regole da ricordare mnemonicamente ma proporre all’utente un aiuto in linea che infonda la gradevole sensazione di avere sempre e comunque ben saldo il governo del software. Un esempio in tal senso potrebbe essere la richiesta ad un programma nella quale si intende svolgere una determinata operazione che potrebbe richiedere tempo oltremodo. Nel caso specifico è assolutamente indispensabile che l’operatore sia preventivamente informato ed abbia comunque modo di poter scegliere se intraprendere o meno tale procedura e che la medesima, in corso d’opera, venga sovrintesa da eventuali effetti grafici che ne rivelino andamento e compimento.
Non è comunque sufficiente richiedere che un applicativo debba rispettare determinate caratteristiche di qualità, infatti è necessario disporre di metodologie volte allo sviluppo del software in modo tale che questi abbia le qualità desiderate. E’ altresì preponderante poter dimostrare a posteriori che tali proprietà sono effettivamente certificate. La verificabilità è dunque una peculiarità che appartiene sia al processo che al prodotto. Ad esempio deve poter essere alquanto semplice verificare lo stato di avanzamento di un progetto controllando di quanto discosti l’utilizzo delle risorse finanziarie rispetto a quelle che sono le previsioni iniziali e di committenza.
Uno degli esempi più importanti per quanto concerne la verificabilità del prodotto è indubbiamente quello che consente di valutare in quale misura, le funzionalità offerte, corrispondono a quelle specificate, così come abbiamo discusso quando si è parlato di correttezza. Come esempio finale inerente la verificabilità si consideri la facilità tramite la quale è possibile analizzare quanto i programmatori si adoperino a certi standard di codifica, in termini di lunghezza media dei moduli progettuali, utilizzo di nomi significativi, profondità massima dell’andamento delle strutture nidificate e via discorrendo.
La caratteristica legata all’usabilità è tipica del prodotto più che del processo e rappresenta una caratteristica di qualità esterna. Naturalmente questa caratteristica di qualità è tanto più rilevante quanto più l’operatore dell’applicazione non ha competenze di natura informatica e poter pertanto utilizzare l’applicativo senza dover acquisire termini e concetti a lui totalmente estranei. Inoltre è giusto che questa caratteristica di qualità sia tenuta in considerazione anche quando il software è rivolto a personale qualificato.
Il settore comprendente l’analisi e lo studio delle interfacce utente ha fatto, negli ultimi decenni, dei passi da gigante, in modo particolare con la diffusione dei personal computer e degli applicativi che possiamo definire di informatica individuale. Questa evoluzione è particolarmente avvertita da chi, come lo scrivente, ha potuto osservare l’esponenziale incremento della gradevolezza di alcuni ambienti operativi rispetto ai sistemi tradizionali sviluppati su mini computer o mainframe. Nel caso di questi ultimi i terminali erano sovente di tipo esclusivamente alfanumerico, pertanto lo spazio per rappresentazioni grafiche era addirittura inimmaginabile.
Oggi le cose sono radicalmente cambiate, i moderni sistemi interattivi, grazie all’utilizzo di periferiche di input ed output sempre più sofisticate, presentano all’operatore una metafora del lavoro sorprendentemente naturale: la scrivania del lavoro o desktop. Nel caso specifico lo schermo diviene una vera e propria astrazione della scrivania, con tutto il corollario di documenti ed oggetti indispensabili ad accudire le mansioni dell’ufficio. In tal modo l’effetto dei vari comandi con i quali si deve operare non sono subordinati a complesse sintassi facilmente scordabili, pertanto sovente causa d’errore, ma si evolvono in una tipologia di natura autoesplicativa.
Le moderne interfacce fanno un largo utilizzo di icone ed effetti grafici tramite i quali vengono rappresentati, in modo assai intuitivo, i concetti relativi all’applicazione in utilizzo. Ciò determina che l’azione non viene eseguita in conseguenza a dei comandi facenti parte di un linguaggio artificiale, sovente criptico, facilmente scordabile ed utilizzato a volte in modo scorretto, ma all’interno di un contesto figurativo in cui l’operatore svolge le proprie mansioni in modo del tutto naturale.
L’evoluzione tecnologica che ha caratterizzato la diffusione delle interfacce utente di facile e gradevole utilizzo ha contribuito a che, attualmente, non si possa sviluppare e far accettare applicazioni che non pongano sufficiente cura per quanto inerente gli aspetti ergonomici dell’interazione uomo macchina. E’ bene comunque osservare che l’ergonomicità di un applicativo non deve limitarsi a porre a disposizione dell’utente i consueti gadget di natura grafica, ma deve formarsi in modo tale che l’operatore sia costantemente a proprio agio nell’utilizzo dell’applicazione. Ciò comporta che è bene evitare un eccessivo carico di regole da ricordare mnemonicamente ma proporre all’utente un aiuto in linea che infonda la gradevole sensazione di avere sempre e comunque ben saldo il governo del software. Un esempio in tal senso potrebbe essere la richiesta ad un programma nella quale si intende svolgere una determinata operazione che potrebbe richiedere tempo oltremodo. Nel caso specifico è assolutamente indispensabile che l’operatore sia preventivamente informato ed abbia comunque modo di poter scegliere se intraprendere o meno tale procedura e che la medesima, in corso d’opera, venga sovrintesa da eventuali effetti grafici che ne rivelino andamento e compimento.
Non è comunque sufficiente richiedere che un applicativo debba rispettare determinate caratteristiche di qualità, infatti è necessario disporre di metodologie volte allo sviluppo del software in modo tale che questi abbia le qualità desiderate. E’ altresì preponderante poter dimostrare a posteriori che tali proprietà sono effettivamente certificate. La verificabilità è dunque una peculiarità che appartiene sia al processo che al prodotto. Ad esempio deve poter essere alquanto semplice verificare lo stato di avanzamento di un progetto controllando di quanto discosti l’utilizzo delle risorse finanziarie rispetto a quelle che sono le previsioni iniziali e di committenza.
Uno degli esempi più importanti per quanto concerne la verificabilità del prodotto è indubbiamente quello che consente di valutare in quale misura, le funzionalità offerte, corrispondono a quelle specificate, così come abbiamo discusso quando si è parlato di correttezza. Come esempio finale inerente la verificabilità si consideri la facilità tramite la quale è possibile analizzare quanto i programmatori si adoperino a certi standard di codifica, in termini di lunghezza media dei moduli progettuali, utilizzo di nomi significativi, profondità massima dell’andamento delle strutture nidificate e via discorrendo.